Lo sport, un evento importante per il bambino
La pratica dello sport nel bambino rappresenta un evento molto importante soprattutto se visto come fonte di divertimento e benessere psicofisico. Nelle nostre odierne città claustrofobiche lo sport, oggi più che mai, rappresenta un impegno significativo per favorire lo sviluppo armonico dell’organismo e della sua coordinazione, con effetti benefici sulla circolazione del sangue, sulla respirazione, sullo sviluppo psicologico e sociale.
E’ importante, però, considerare che la scelta del tipo di sport da far praticare al proprio bambino dovrebbe essere fortemente condizionata dalla sua personalità, cosicché sarebbe auspicabile uno sport di squadra in ragazzi timidi, introversi, ansiosi e con difficoltà a stabilire rapporti interumani o anche per quei bambini leader o onnipotenti, perché un simile indirizzo potrà essere utile per ridimensionarlo. Un bambino molto vivace o aggressivo, invece, dovrebbe essere indirizzato verso un’attività sportiva che necessiti di un alto dispendio di energie ma che, nello stesso tempo, abbia regole da rispettare (come il calcio, il rugby, la pallacanestro), per finalizzare la sua esuberanza. In questo caso, fra le tante attività sportive, il Judo è fortemente consigliato perché favorisce una costante ricerca di equilibrio e di perfezione nei movimenti, nel rispetto dell’avversario.
Il Judo è un’ottima soluzione sportiva
Per i bambini dai 5 anni in su il Judo è un’ottima soluzione sportiva poiché si presta in modo ottimale a sorreggere le funzioni connesse con l’età evolutiva. In particolare sembra avvataggiarsene l’aspetto psicologico.
Basti pensare ai rapporti che il bambino intrattiene con i coetanei, il processo più ampio di socializzazione, l’esperienza di vivere il Judo come gioco educativo. E il gioco, come si sa, è funzione di sviluppo fisico e psicomotorio. Il Judo è dunque un’importante fattore educatore e di equilibrio psicologico che compensa pulsioni, tensioni e persino frustrazioni.
Il bambino migliora la padronanza di sé e, conoscendosi meglio, matura una maggiore sicurezza. L’immersione del bambino in un mondo che gli consente di attivare rapporti continuativi con i coetanei accentua la possibilità di scambiare esperienze in un sano confronto guidato e controllato dai maestri e dagli istrutturi.
Judo e bambini: uno strumento per educare
il Judo rappresenta non solo uno sport ma anche una filosofia per insegnare a vivere. Il famoso pediatra Marcello Bernardi afferma: “Il Judo è uno strumento per cambiare il mondo!” L’uomo ha percorso, da sempre, la strada dell’avidità, dell’idolatria del denaro. Da quando l’umanità ha scelto il vitello d’oro, la parola d’ordine è “badare al sodo”, alla imitazione di padroni e campioni, a far conti, a rafforzare la propria immagine, a guadagnare e a prendere. Il nostra corpo è diventato merce, la nostra mente si è trasformata in un registratore di cassa, il nostra cuore è stato imbavagliato. E il prezzo da pagare è la paura. Abbiamo paura di tutto: della sofferenza, della malattia, della morte, della povertà, della solitudine, del mondo. Per dirlo con le parole di Cesare Barioli: il cuore è lo spirito, l’anima, il centro di coscienza che può essere seppellito da un’educazione tendenziosa. La mente è un magazzino/strumento che archivia immagini; dovrebbe essere al servizio del cuore, ma in realtà è spesso influenzata dal corpo. Quest’ultimo è una comunità di cellule sotto il controllo del cuore. Nel Judo, cuore, mente e corpo si unificano, cioè si concentrano su un principio morale che si sintetizza nel “migliore impiego della energia”.
L’idea fondamentale alla base del Judo – continua Bernardi – è arrivare a dare incondizionatamente, senza nulla in cambio. “Tutti insieme per progredire”, affermava il suo fondatore. Perché facendo judo miglioro me stesso per essere utile agli altri. Il Judo è una strada per arrivare a questo, perché permette di conquistare il vuoto della mente e quindi di entrare in sintonia con il cuore.
Dopo anni di parcellizzazione del bambino e della pediatria, la nuova generazione di pediatri sta recuperando il senso clinico, cioè l’impiego della ragione. Sta recuperando la visione di insieme del suo piccolo paziente. E in questo, quindi, anche i giovani pediatri sarebbero facilitati dalla pratica del Judo.
Il bambino prima di tutto, il bambino al centro
È questa la grande svolta della pediatria di cui Marcello Bernardi è stato promotore. Quarant’anni – raccontava lui – fa il bambino era un oggetto. Lo è ancora, ma c’è una differenza: è cambiata la collocazione. Era un oggetto da tutelare e far crescere uguale agli altri, omologato; ora è esattamente la stessa cosa, ma è stato messo su un piedistallo come un feticcio.
Il bambino di oggi è uno status symbol: per lui si vogliono i migliori vestiti e le migliori scuole, lui deve essere il più nutrito, il più bello. Si può essere disposti a dare la vita per lui, ma rimane pur sempre un oggetto. L’idea che sia una persona con diritti più grandi di quelli degli adulti e con doveri irrilevanti (perché ha pochi strumenti a disposizione), non ci sfiora. I genitori dimenticano troppo spesso di essere solo la “freccia che lancia i propri figli verso case future che neppure in sogno potranno visitare”. Dimenticano che il mestiere del bambino è andare verso il mondo e il loro è aiutarlo ad andarsene.
Come svolgerlo, allora, questo difficile mestiere? Fare i genitori significa uscire da se stessi, non contare più come persona. Abbiamo dato vita a un nuovo essere e siamo totalmente al suo servizio. Il genitore è prima di tutto un modello di cui il bambino ha bisogno, in cui crede ciecamente (gli esperti parlano di “fiducia primaria”). Per il bambino, tutto quello che il genitore fa è sacrosanto, “deve” essere fatto così. Ma sono i comportamenti quotidiani che contano: le nostre amicizie, i nostri gusti, i nostri atteggiamenti educano.
Liberamente tratto da http://www.pediatric.it/judo.htm