[Jigoro Kano esegue una parte del Koshiki no kata]
E’ il Kata delle cose antiche, della scuola di ju jitsu Kito ryu che Jigoro Kano aveva frequentato in gioventù.
Questa forma è stata mantenuta nel patrimonio tecnico del Judo Kodokan per ricordare le antiche tecniche del ju jitsu e perché nella sua esecuzione appare evidente il modo di sfruttare l’energia dell’avversario a proprio vantaggio.
E’ composto di 21 tecniche divise in due parti: 1) omote, di 14 tecniche eseguite piuttosto lentamente ed in modo un po’ impacciato come se gli esecutori indossassero l’armatura da samurai; 2) ura, di 7 tecniche eseguite in modo sciolto e veloce.
Gruppo I: omote
- Tai – posizione di partenza del corpo
- Yume no uchi – in un sogno
- Riokuhi – evitare l’impiego della forza brutale
- Mizu guruma – il mulino ruotante per la forza dell’acqua
- Mizu nagare – corrente d’acqua nel ruscello
- Hiki otoshi – tirare e far cadere
- Koda ore – tronco dell’albero cadente
- Uchi kudaki – ridurre in polvere
- Tani otoshi – caduta nella valle
- Kuruma da ochi – cadere a ruota
- Shikoro dori – sradicare il casco
- Shikoro gaeshi – rovesciare con il casco
- Yu dachi – acquazzone estivo della sera
- Taki otoshi – caduta a cascata
Gruppo II: ura
- Mi kudaki – ridurre il corpo in polvere
- Kuruma gaeshi – ruota capovolta
- Mizu iri – piombare nell’acqua
- Ryu setsu – la neve sul salice
- Saka otoshi – caduta a capofitto
- Yuki ore – ramo spezzato dalla neve
- Iwa nami – scoglio spezzato dalla neve
[Adolf Zeltner e Erwin Häring eseguono il Koshiki no kata per l’esame di 6° dan]